testo di Stefano Scala
E’ passato un po’ di tempo e sperimentazione, il percorso intrapreso con l’umiltà del gesso si è rafforzato nelle scelte dettate dal confronto con la materia, con il fare e con se stesso. E alla fine riaffiora un altro tenace carattere proprio della ricerca di Leorato: da quel moderno artigiano-alchimista che è, Roberto ha mirato sempre ad una produzione di fattura esteticamente preziosa, e non si è smentito nemmeno qui, riuscendo nell’impresa di trasformare i primi esseri-oggetti informi, meschini e talora ripugnanti in elementi di composizioni colorate e delicate, affascinanti e suggestive, piacevolmente inserite nell’ambiente come scorci di una natura strana ma fantastica, animata e curiosa. Insomma, è il grezzo e umile materiale che via via si anima, si riscatta, si valorizza e si abbellisce, perché il conseguimento finale della dignità ‘sociale’ è il passaggio necessario per indicare e realizzare la magia della trasformazione artistica.
Addirittura quelle forme acquistano consistenze architettoniche e da quella materia biomorfa quasi primordiale dell’inizio del Ciclo del gesso si è ora arrivati a piccoli cosmi che si sono evoluti, popolati da esserini quasi graziosi e certamente intelligenti, imbevuti di colori tenui e di caratteristiche organico-strutturali con vaghe reminiscenze classiche.
I corpi plasmati mantengono una perfetta levità metafisica e allo stesso tempo si arricchiscono di consistenza formale, sono metamorfosi attive fra vita archetipica e frattaglie della produzione umana, fra scarti di tubature su cui crescono colonie di spore pulsanti e resti di capitelli di templi greci; e poi dimorano o in sedi di impensabile eleganza artigianale, come avviene con l’uso spericolato di tavolini dalle lunghe gambe, o si inseriscono come sorprendenti funghi intelligenti negli spazi dell’ambiente espositivo, sempre suggerendo – quasi per miracolo!- i mondi della surrealtà tra le contemplative composizioni sospese di Morandi e gli oggetti animati e deformati di Dalì.
Il mondo degli esseri senza considerazione – condannati al semibuio, al sudore e allo sporcarsi le mani tra angustie e rifiuti – può rivelarsi ancora una volta il luogo della delicatezza, della meraviglia e della citazione dotta!
Il sentiero umile dei gessi di Leorato ha raccolto così per strada le tante idee e la tanta esperienza e ne ha fatto un percorso sempre più insinuante e convincente.
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