Così il gesso racchiude per il nostro l’espressione del fare e dell’anima – per lui le facce complementari della creazione artistica – diventando innanzitutto una materia-simbolo: sostanza strutturante ma friabile e destinata inesorabilmente a corrodersi, e, allo stesso tempo, elemento capace di catturare impronte, assorbire luce e colore, realizzare calchi (“calcare il sottostante”, dice Roberto), racchiudere gesti e rilevare tracce che talora hanno richiami dalle parti più viscerali di noi. Se l’anima ha uno spazio, sicuramente è quello generato da superfici che si raggrinziscono col tempo, si accartocciano e si avvicinano addirittura alle intimità anche ripugnanti del nostro essere e della nostra corporeità; l’anima è un composto di volumi costruito da pieni carnosi come i fatti e da vuoti eterei come i pensieri, da oggetti solidamente corposi e dai loro profili negativi, i ‘calchi delle cose’, appunto.
testo di Stefano Scala
Lascia un commento